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Il 26 marzo non esiste

“Il 26 marzo non esiste…

Vi capita di cancellare alcuni giorni dal calendario?

E di aggiungerli?

A me si!

In fondo è sempre una questione di numeri e, si sa, io con i numeri non ho mai avuto un grande feeling!

E così, ogni tanto apro gli album delle foto di famiglia…Amo le foto… le ho sempre amate. Torno ad un’immagine che mi ritrae da bambina dove sono in piazza del Campo a Siena una salopette, un cappellino di paglia, gli occhi grandi e pieni di futuro. Sono sempre stata molto legata a quella fotografia scattata da mio padre in una giornata di sole in cui alcuni turisti giapponesi avevano chiesto ai miei genitori, l’autorizzazione a scattare una foto a quella bimba in mezzo a tutti quei piccioni a cui dava da mangiare ….Onestamente non ricordo quel momento ma mi è sempre piaciuto quello che raccontavano i miei genitori, mio padre nello specifico, su quella giornata…..La verità e la purezza di quell’immagine mi fa bene.

Ancora oggi, quando mi ricapita tra le mani, la uso per guardarmi allo specchio in uno strano viaggio nel tempo. Mi chiedo se sono cambiati quegli occhi se sono felici come quelli di allora, se sono soddisfatti della strada percorsa…..E se chiedessi a quella bimba come mi vede?

Quella fotografia parla di me, ha fermato l’istante in cui le mie radici in modo più o meno consapevolmente stavano contribuendo a rendere la mia vita una magia.

Oggi, quando scorro le dita sul mio viso, sento la pelle che non è più liscia….Piccoli e profondi solchi intorno agli occhi, alla bocca, sulla fronte…Parlano di me e di tutti i giorni trascorsi.

Parlano di gioia e di dolore verso le persone che ho amato, di quelle che ho accanto e di quelle che mi hanno lasciato ….La mia pelle è custode della mia storia, delle mie emozioni e dei miei segreti. Ogni piega della pelle è un battito del mio cuore, uno scatto fotografico dei ricordi più intimi.

Ed ecco…..Sono qui sulla spiaggia del mio mare a raccogliere i tuoi passi.

Seguo le impronte percorse nei luoghi che amavi e porto i miei occhi alle persone a cui portavi il tuo sorriso.

La morte non è morte, è la paura che abbiamo della perdita, del cambiamento. E’ la paura di non poter più ricordare la tua voce, sapere che ci sei per me. Sempre.Sto pensando che mi piacerebbe che il nostro mare fosse una meta e un modo per trovare un significato all’esistenza di ciascuno.Il mare è uno spazio infinito, il tempo è scandito solo dalle albe e dai tramonti, dalle mareggiate e dalla diversa direzione del vento. Stare a guardare il suo movimento tanto quanto immergersi nella profondità del suo abbraccio fino a quando il buio non ti permette di ascoltare solo il rumore delle bolle e del battito del tuo cuore….Ecco, li….ti lasci andare e li ti puoi permettere di abbandonare tante cose superflue, compreso il peso che senti sul cuore e sulle spalle….Si può imparare dal mare.

Si può imparare dalle tue orme. L’umiltà, la tenacia, la pazienza, la perseveranza, l’unione, tra le altre. Ma soprattutto la libertà. Più liberi di vagare, davanti a quell’orizzonte ininterrotto, tutte le vite possibili ed impossibili, più liberi perfino di sognare che la vita a terra, per sé stessi e per tutti gli altri, possa essere appagante quanto a bordo di una barca ben equipaggiata, senza una destinazione precisa, con tutto il tempo che si vuole davanti a se’. Forse c’è una segreta armonia tra il moto dell’acqua e le più profonde aspirazioni umane: il bisogno di libertà dal superfluo e dalle convenzioni, il tornare vagabondi ritrovando nella lentezza del mare la calma del camminare, la felicità di superare i propri limiti senza altri testimoni che gli elementi.

Ascoltare la voce del mare, il suo invito a salpare, a seguire il sogno con umile realismo, accettando l’incertezza, lasciando che l’inspiegabile resti inspiegato, capendo che il compromesso non è un ripiego, ma l’unica risposta onesta alla complessità dei nostri pensieri…..

Il 26 marzo non esiste….

L’ombra della Paura del Covid

….sono 13 mesi che viviamo di limitazione delle libertà, ci siamo trovati costretti a stravolgere il nostro stile di vita….Tutti….In questi mesi abbiamo lavorato per rielaborare il concetto di tempo e di spazio intorno ai quali si edifica la nostra identità e, con essa, le esperienza stessa di appagamento personale,di vitalità e nutrimento. Ecco, allora, l’invito a riscoprire il piacere derivante dalle piccole azioni quotidiane, dalla lettura di un libro o visione di un film, da una tazza di tè sul divano, ad un gioco da tavola, dal rinvasare le piante a riordinare cantine, armadi e…..pensieri…Ecco, ancora, l’invito a riscoprire il valore della lentezza, l’importanza di fermare la frenesia, di arrestare la ricerca di stimoli nevrotici, anche lavorativi, senza i quali, pare per molti, non si riesce a dare un senso alla propria esistenza….Sarà che tutto questo me lo avete spesso sentito suggerire, così come ho sempre cercato di farlo, valorizzando il momento di sano ozio, coltivando la lentezza e tentando di conservare il mio senso, senza perdermi, o almeno provando a non perdermi.Quello che mi sta mancando (davvero mi sta mancando), da persona che opera nell’ambito delle professioni sanitarie di aiuto, è invece il contatto…..Ciò che io intendo per Contatto. Connessione.Mi manca la forte stretta di mano al paziente che arriva in studio, quella stretta con cui cerco di trasmettere accoglienza e incoraggiamento, con la quale colgo l’umore del momento.Mi manca la spensieratezza di una carezza, adesso attenta, controllata, quasi timorosa, con cui infondere rassicurazione al paziente affaticato.Mi manca il non poter offrire il contatto con il mio volto, ora schermato da una mascherina grigia dove sembrano rimanere intrappolati i profondi significati di un sorriso o di una smorfia.Allora cerco di esaltare i gesti, modulo al meglio la voce, accendo gli occhi cercando di potenziare il significato di quello che dico, di chi semplicemente sono. Mi manca. E nel momento in cui mi rendo conto che giornali fanno più confusione che informazione, arrivo a comprendere che i vaccini fanno più paura del virus stesso.Tutti parlano solo di complotti, fregature, inganni, economia, soldi, bilanci..Ma di paura no…. non se ne parla.Di paura non possiamo parlarne.Paura del covid, dei vaccini, dell’isolamento.Paura di indurirsi, arrabbiarsi, intristirsi.Ma questo non sembra dicibile.Non possiamo dichiarare che tante sono le persone si sentono in un limbo senza fine.Che molti fanno fatica a dormire, tanti non riescono a disconnettersi dal lavoro, molti stentano a uscire di casa.Non possiamo ammettere che c’è chi ha sviluppato delle vere e proprie fobie, chi non vuole tornare al lavoro, coppie che sono entrate in crisi, chi riporta una stanchezza diffusa che rallenta qualsiasi attività, chi fa fatica a concentrasi, chi ha delle crisi di rabbia. Non possiamo riconoscere che in tutto questo ci sono i sintomi più gravi: la depressione, l’ansia o la dipendenza da alcol e altre sostanze. E per quelli che hanno vissuto in prima persona la perdita di una persona cara o che sono sopravvissuti al covid, i sintomi sono ancora più profondie marcati.A volte si pensa che negare e opporsi sia la cosa migliore, ma in realtà le emozioni anche negative non s’interrompono, anzi, si rafforzano.Scappare dalle emozioni è del tutto umano, soprattutto se sono dolorose. Non appena il sé percepisce che il dolore sta emergendo, incontra una crepa e si nasconde.Non esistono cattive emozioni, esistono solo cattive abitudini di pensiero. Le emozioni che risalgono sono un dono di chiarezza, non un ostacolo. A volte si ha paura, ma in realtà è proprio in quel momento che impariamo a riprendere la strada, che parte dall’accettazione di avere bisogno di aiuto.Malati d’isolamento…terrorizzati d paure. non solo di covid….Una barriera. Prima era di un metro….poi di due….Poi le barriere si tingono di colori…..Prima gialli, poi arancioni. Rossi….E infine, quelle stesse barriere diventano Barricate. E dinanzi a questo confine sento di rievocare quel concetto del “restiamo umani”….Anche se in certe situazioni prevarrà la fretta e la giusta emergenza, non permettiamo a queste maschere colorate di trasformarci in uomini senza volto, senza umanità, senza anima.

❤

Non molliamo!

EMDR, desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari

Studi e ricerche scientifiche sull’EMDR (eye movement desensitization and reprocessing – desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) lo eleggono come metodo efficace e specifico per il trattamento del trauma e dei ricordi traumatici.

Il metodo terapeutico Emdr apre così una nuova dimensione nella psicoterapia

L’efficacia dell‘EMDR è stata dimostrata in tutti i tipi di trauma, sia per il Disturbo Post Traumatico da Stress che per i traumi di minore entità. Nel 1995 il Dipartimento di Psicologia Clinica dell’American Psychological Association ha condotto una ricerca per definire il grado di efficacia di questo metodo terapeutico e le conclusioni sono state che l’EMDR è non solo efficace nel trattamento del Disturbo da Stress Post Traumatico ma che ha addirittura l’indice di efficacia più alto per questa categoria diagnostica.

L’EMDR è un approccio complesso ed altrettanto strutturato che può essere integrato nei programmi terapeutici aumentandone l’efficacia. Considera tutti gli aspetti di una esperienza stressante o traumatica, sia quelli cognitivi ed emotivi che quelli comportamentali e neurofisiologici.

L’EMDR usa i movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destro/sinistra, per ristabilire l’equilibrio eccitatorio/inibitorio, provocando così una migliore comunicazione tra gli emisferi cerebrali. Si basa su un processo neurofisiologico naturale, legato all’elaborazione accelerata dell’informazione.

L’EMDR vede l’evento traumatico, con le componenti emotive, come informazione immagazzinata in modo non funzionale e si basa sull’ipotesi che c’è una componente fisiologica in ogni disturbo o disagio psicologico. Quando avviene un evento “traumatico” viene disturbato l’equilibrio eccitatorio/inibitorio necessario per l’elaborazione dell’informazione. Si può affermare che questo provochi il “congelamento” dell’informazione nella sua forma ansiogena originale, nello stesso modo in cui è stato vissuto. Questa informazione “bloccata” e racchiusa nelle reti neurali non può essere elaborata e quindi continua a provocare patologie come il disturbo da stress post traumatico (PTSD) e altri disturbi psicologici.

I movimenti oculari saccadici e ritmici usati con l’immagine traumatica, con le convinzioni negative ad essa legate e con il disagio emotivo facilitano la rielaborazione dell’informazione fino alla risoluzione dei condizionamenti emotivi. Nella risoluzione adattiva l’esperienza è usata in modo costruttivo dalla persona ed è integrata in uno schema cognitivo ed emotivo positivo.

Le ricerche condotte su vittime di violenze sessuali, di incidenti, di catastrofi naturali, ecc. indicano che il metodo permette una desensibilizzazione rapida nei confronti dei ricordi traumatici e una ristrutturazione cognitiva che porta a una riduzione significativa dei sintomi del paziente (stress emotivo, pensieri invadenti, ansia, flashbacks, incubi).

Infatti, questa nuova forma di psicoterapia è stata rivolta inizialmente al trattamento del Disturbo Post Traumatico da Stress, ma attualmente è un metodo ampiamente utilizzato per il trattamento di varie patologie e disturbi psicologici.

L’EMDR è usato fondamentalmente per accedere, neutralizzare e portare a una risoluzione adattiva i ricordi di esperienze traumatiche che stanno alla base di disturbi psicologici attuali del paziente.

Queste esperienze traumatiche possono consistere in:
• Piccoli/grandi traumi subiti
• Eventi stressanti nell’ambito delle esperienze comuni (lutto, malattia cronica, perdite finanziarie, conflitti coniugali, cambiamenti)
• Eventi stressanti al di fuori dell’esperienza umana consueta quali disastri naturali (terremoti, inondazioni) o disastri provocati dall’uomo (incidenti gravi, torture, violenze).

Contatta la Dott.ssa Lavinia La Torre Psicoterapeuta EMDR Bologna

psicoterapia di coppia a bologna

La terapia di coppia: uno sguardo per riconoscersi

Il lavoro del terapeuta di coppia è volto a riconoscere il significato del disagio o del sintomo contestualizzandolo alla luce della fase del ciclo vitale in cui esso si manifesta, delle regole di relazione della coppia, della storia personale dei suoi membri e di quella delle loro famiglie d’origine.

Attraverso la relazione terapeutica, il terapeuta introduce gli elementi utili ad eliminare il disagio, a modificare le regole rigide e ripetitive che la coppia mette in atto, a riportare l’equilibrio precario in cui si trova la coppia ad uno più funzionale ad essa, facendo leva sulle risorse e sulle potenzialità dei partner.

Accade che uno dei due partners, prima di arrivare a proporre una terapia di coppia, abbia cercato di risolvere il suo disagio attraverso un percorso individuale, ma, nonostante questa esperienza, possa aver prodotto una qualche forma di consapevolezza rispetto alla situazione, non è riuscito a risolvere le problematiche inerenti alla coppia. Ciò è spiegabile con il fatto che lo spazio più adeguato per lavorare sulla relazione di coppia è proprio la coppia ovvero la presenza, in terapia, di ambedue gli individui coinvolti nel rapporto.

Le sedute di terapia di coppia si strutturano in incontri della durata di circa un’ora ciascuno, che possono tenersi a livello individuale oppure congiunto (con entrambi i membri della coppia). Le sedute possono essere settimanali o quindicinali, a seconda delle situazioni e del grado di conflittualità. Si parte in genere dalla storia della coppia, per meglio comprendere quali sono i cambiamenti che hanno creato l’instabilità ed i conflitti lamentati. Dopo una prima valutazione del caso, il terapeuta propone, se necessario, una terapia, indicandone le modalità, i costi, i tempi. Durante la prima seduta la coppia racconterà la propria storia, le ragioni che l’hanno spinta a rivolgersi a uno specialista e le aspettative di ognuno dei due rispetto alla terapia di coppia stessa.

Dopo le prime due/tre sedute diagnostiche, che servono al terapeuta per capire le modalità di funzionamento della coppia e per spiegare in cosa la terapia può essere utile, il percorso ha realmente inizio. Al termine di ogni seduta il terapeuta può dare la propria visione su quanto ascoltato e, se lo ritiene opportuno, assegna alla coppia dei compiti per casa, come vivere delle esperienze insieme che possano rinsaldare la complicità.

La durata di una psicoterapia di coppia può essere ampiamente variabile, e dipende dalle problematiche specifiche individuali e di coppia, e dal numero di conflitti esperiti da una determinata coppia. Durante la terapia si analizzano i conflitti, così da ricavare una maggiore comprensione della loro natura, si apprende a risolvere i problemi e a discutere le differenze in modi razionali e logici, a riconoscere quali sono le idee e le convinzioni irrazionali o erronee da modificare, a rilevare quali comportamenti potrebbe auspicabilmente modificare ciascun membro della coppia e come imparare a farlo, ad ascoltare e migliorare le dinamiche comunicazionali, comprendere e accettare l’altro, così come accettare le differenze interpersonali.

Affinché la terapia di coppia abbia un’efficacia entrambi i partners devono essere motivati ad intraprendere questo lavoro, su sé stessi e sulla propria relazione. Se si va in psicoterapia con scarsa motivazione e soltanto perché nessuno possa recriminare che non è stato fatto abbastanza, allora l’efficacia di una psicoterapia è molto minore. Sarebbe auspicabile non aspettare che la crisi sia ormai giunta a un punto tale da essere percepita dai membri della coppia come irrisolvibile e insanabile, per iniziare una psicoterapia di coppia, come pure sarebbe opportuno concedere alla terapia un tempo ragionevole perché possa generare i cambiamenti necessari.

Ai fini di una buona riuscita terapeutica è fondamentale che si crei la giusta alleanza terapeutica, ovvero si instauri un buon legame terapeutico fra pazienti e specialista, basato sul rispetto reciproco, empatia, accoglienza e flessibilità.

Gli obiettivi di una psicoterapia di coppia in generale possono essere i seguenti:

• incrementare nei membri della coppia le capacità di comunicare in modo efficace;
• apprendere nuove strategie nella risoluzione dei problemi;
• acquisizione di una maggiore consapevolezza del modo in cui gli schemi mentali, gli atteggiamenti e le modalità soggettive di pensiero influiscono sulle proprie emozioni e sul proprio comportamento, aiutando a realizzare cambiamenti nelle convinzioni, nelle attribuzioni e nelle aspettative qualora esse si rivelino controproducenti, irrazionali e distruttive;
• incrementare un interscambio di condotte positive;
• aumentare il livello di autostima dei componenti della coppia;
• aiutare ad acquisire e mantenere una maggiore conoscenza delle emozioni del partner;
• apprendere a identificare, capire ed esprimere meglio le proprie emozioni, e gestirle in modi più appropriati.

Per qualsiasi altra informazione, è possibile richiedere un contatto.

Per prendere un appuntamento o richiedere informazioni è possibile inviare una mail direttamente all’indirizzo info@lavinialatorre.it , o attraverso il modulo di contatto seguente

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La terapia di coppia per gestire le problematiche relazionali

Dinamica, sempre in evoluzione e viva.

Queste le caratteristiche di una relazione di coppia equilibrata capace, dal primo momento in cui si incontrano gli individui, di cambiare ed evolvere quotidianamente facendo crescere in sé stessa i membri che si trovano a unirsi con sentimenti in continua evoluzione: da subito prevale l’attrazione fisica, che si muove fino a sbocciare nell’innamoramento.

Il tempo porta gli individui a conoscersi e scoprirsi e questo conduce la relazione fra i due a diventare più stabile e solida, anche se le emozioni travolgenti dell’inizio possono diventare sempre più sfumate.

E’ questo il momento in cui si lascia spazio ad una valutazione più realistica e oggettiva del partner, si iniziano a vederne i difetti e quello che ci allontana dall’altro. La delusione delle aspettative, riposte fino a quel momento sul partner, può far sorgere dei dubbi sulla possibilità di continuare un rapporto che è diverso da quello che si era immaginato.

Nella relazione di coppia, molte sono le vicende della vita che i due dovranno affrontare: l’attraversamento di queste esperienze cambierà moltissimo sia i membri, sia la loro relazione. Questi cambiamenti, che non sempre vanno nella stessa direzione, possono spingere la coppia in una profonda crisi. Più frequentemente è proprio in questa fase che si richiede l’intervento di uno psicoterapeuta per intraprendere un percorso di terapia di coppia che aiuti i soggetti a salvaguardare la propria relazione. Ovviamente la psicoterapia di coppia non è utile soltanto alle coppie con gravi problemi relazionali, pertanto già in una fase critica, bensì può essere auspicabile anche per quelle coppie con una buona relazione, allo scopo di migliorarne la comunicazione, prevenire futuri conflitti, conservare una relazione più armoniosa, così come per rafforzare il proprio vincolo e conoscersi meglio.

In questi ultimi anni, la terapia di coppia è diventata un’esigenza sempre più comune: molte persone si sentono paralizzate da una serie di problematiche, presenti all’interno della loro relazione, che conferiscono uno stato di malessere ad entrambi e a cui, da soli non riescono a trovare una soluzione efficace. Molte persone vivono rapporti insoddisfacenti perché hanno paura di rimettersi in gioco e restano nell’infelicità piuttosto che provare a cambiare le cose con una terapia di coppia. Alcune coppie, invece, hanno consapevolezza del proprio disagio e ciò le spinge a maturare una richiesta d’aiuto congiunta che consenta di intraprendere un percorso terapeutico insieme.

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Famiglia in crisi: Percorso di affiancamento alla separazione

Una coppia in crisi può decidere di affidarsi al percorso terapeutico, trovando in esso un intervento efficace per affrontare le difficoltà e i conflitti che sta attraversando nella decisione di separarsi o di divorziare.

Il percorso di affiancamento alla separazione si orienta ai genitori, sposati e non, che si trovano in difficoltà in questo passaggio delicato, e mira ad essere un intervento in cui, attraverso l’ascolto dell’altro, ci si orienta al benessere dei figli come aspetto prioritario.

Il percorso è utile per riappropriarsi di una genitorialità condivisa e responsabile ed è rivolto alla coppia che, ad esempio, mostra problemi di comunicazione, di relazione o di riorganizzazione delle routine familiari incontrabili concretamente nella riorganizzazione degli spazi e delle routine tra le mura domestiche.

Il setting terapeutico è uno Spazio Neutro, un luogo protetto in cui genitori con problematiche di varia entità possono lavorare in un clima di maggiore armonia per il bene dei figli; il terapeuta qui si orienta a sciogliere le loro paure e le loro ansie in merito al presente alla fase di passaggio e alle fantasia rivolte al futuro.

Nel percorso clinico, si lavora per riuscire a raggiungere in modo autonomo decisioni concrete per il benessere dei figli, riguardanti l’affidamento, i modelli educativi, le responsabilità genitoriali, etc (“come dare la notizia? come ci organizziamo per la settimana regolare? per le festività da chi staranno i bambini? durante le vacanze? se io o l’altro genitore abbiamo un nuovo compagno?” etc..);

Il percorso terapeutico, nel segreto professionale, lavora per il miglioramento della comunicazione, affinché diventi costruttiva, efficace e tesa alla cooperazione nel rispetto reciproco.

L’attenzione è volta a ridurre le eventuali problematiche psichiche e morali propri e dei figli, che capiscono che i genitori, nonostante il fallimento come coppia coniugale, come coppia genitoriale sono presenti e comunicano serenamente.

Prendendo le decisioni che riguardano i bambini in prima persona, molto più spesso i genitori rispettano le regole che hanno stabilito, in quanto sono convinti dell’attuabilità e del benessere che ne avranno loro stessi e i figli che così non saranno considerati e trattati come “merce di scambio e rivalsa” dai genitori

Durante i primi incontri è compito della terapeuta comprendere se la terapia è l’intervento più adeguato, e nel caso non lo fosse, può procedere con l’invio a professionisti come consulenti, mediatori, consulenti tecnici d’ufficio e di parte.

L’intervento deve essere una scelta volontaria da parte di entrambi i genitori, e può essere, chiaramente sospeso e interrotto in qualsiasi momento.

Percorso educativo-pedagogico : Progetto Educazione emotiva per gli adolescenti

Percorso educativo-pedagogico rivolto agli alunni delle scuole medie dell’Istituto Salesiano di Bologna
L’ adolescenza è considerata, non più semplicemente come una fase transitoria tra l’infanzia e la maturità dell’adulto, ma un periodo della vita in cui si hanno peculiari processi trasformativi che investono il soggetto nella sua globalità.

In questo delicato passaggio si assiste, tra le altre cose, allo sviluppo della dimensione fisica e sessuale in una dinamica che coinvolge diversi aspetti della personalità, che vanno dal raggiungimento di una chiara identità corporea del soggetto, ad una graduale presa di coscienza delle caratteristiche somatiche e fisiologiche proprie dei due sessi all’interno di una consapevolezza degli aspetti psico-sociali che la sessualità coinvolge.

In questa prospettiva, la sfera emozionale affettiva riveste una notevole importanza nello sviluppo dell’individuo, che comincia a definirsi anche attraverso scelte personali e sociali.

Il progetto mirava ad offrire agli alunni una opportunità di avvicinarsi, in modo semplice spontaneo e giocoso, alla tematica delle emozioni. L’intenzione era quella di affrontare aspetti introduttivi ad un percorso, via via più consapevole ed approfondito, che intendeva sensibilizzare e far conoscere la necessità di apprendere, per una crescita personale in autonomia e responsabilità verso se stesso e gli altri, a prestare attenzione, accogliere, saper esprimere sentimenti emozioni e stati d’animo.

Il percorso è diventato così un’alfabetizzazione emotiva per consentire ai ragazzi di sentirsi unici, e al tempo stesso inseriti in un gruppo, che insieme a loro si evolve, permettendo di soddisfare i bisogni di sicurezza, di appartenenza, di fiducia che risultano fondamentali per soddisfare un’adeguata gestione dei sentimenti.

Il percorso di psicoterapia

Ci sono alcuni periodi della vita che possono essere particolarmente difficili da gestire, a volte eventi “comuni” che creano conseguenze più o meno gravi, a seconda della persona, della situazione e dell’ambiente che la circonda.

E’ in questi casi che può risultare utile il parere esterno di uno psicologo psicoterapeuta, al fine di capire se si tratta solo di un periodo transitorio o se si è di fronte a qualcosa di più complesso.

In particolare può essere utile un consulto psicologico le volte in cui ci si trova in situazioni di stress, di blocco decisionale, di ansia, di disagio, di sofferenza, di disperazione, di lutto, di depressione, di auto-svalutazione, di incomprensione, e in tutte quelle situazioni in cui ci si rende conto che le soluzioni, messe in atto in maniera autonoma, sono risultate poco adatte a stare meglio, creando un “appuntamento quotidiano” con il senso di malessere, che finisce per influenzare la vita di tutti i giorni.
Ma non sono solo gli avvenimenti “eclatanti” che creano effetti di questo tipo sulla vita delle persone: qualsiasi cambiamento può essere vissuto come destabilizzante, (cambiare casa, lavoro, sposarsi, avere un figlio, laurearsi, entrare in menopausa, etc.), poiché può essere accompagnato da vissuti depressivi o ansiogeni per la comparsa di un “qualcosa” che sta cambiando.

Si può rivolgere allo psicologo chiunque avverta la necessità di una consulenza specialistica: dalla persona in difficoltà alla famiglia che intende adottare un bambino, al genitore che desidera migliori relazioni con i figli, agli operatori sociali che richiedono consulenze e collaborazioni, agli imprenditori od aziende per affrontare problematiche relazionali e/o organizzative, allo sportivo per la sua preparazione psicofisica, ecc.

Per chi sente il bisogno di migliorare la qualità della vita, chi ricerca un maggiore equilibrio della propria affettività, chi desidera avere delle relazioni più soddisfacenti sia interpersonali che lavorative, chi vuole modificare in meglio alcuni comportamenti e/o capirne i significati, chi vuole imparare a gestire lo stress, chi desidera conoscersi più a fondo ed aumentare la consapevolezza con la quale interagisce con il mondo e il proprio livello di benessere, chi sente la necessità di un proprio spazio personale che sia “altro” rispetto alla vita quotidiana, dove parlare dei propri disagi o problemi.

Il percorso di psicoterapia consente di dare nuovi significati alle esperienze passate e permette di affrontare in maniera più consapevole e libera le scelte future.

La terapia non ha un tempo determinato a priori in quanto sono molteplici i fattori che intervengono, che caratterizzano e che differenziano ogni singolo percorso. Durante le sedute terapeutiche è possibile comprendere, analizzare ed affrontare  le problematiche  psicologiche relative al proprio disagio, approfondire la conoscenza di sè stessi e delle dinamiche che sottendono al proprio agire.

 

Le emozioni, vitalità e benessere

Alle emozioni è stato riconosciuto il ruolo primario e l’importanza nel costruire l’identità di una persona.

Infatti l’affettività caratterizza il pensiero, determina atteggiamenti e azioni ed inoltre sostiene la vita interiore e relazionale poiché attraverso le emozioni il soggetto interagisce qualitativamente con gli altri e con il mondo.

Quindi oggi in modo particolare, in una società pervasa da una visione funzionalistica e tecnologica mortificatrice di sentimenti, nell’individuo si riconosce il
bisogno di coltivare le proprie emozioni, di dar voce al proprio sentire.

Le emozioni sono componenti vitalizzanti e indispensabili per l’esistenza umana e sarebbe illusorio pensare di poterle controllare, eliminandole o reprimendole.

Partendo da questi spunti, è chiaro che non solo gli adulti sono sopraffatti dalle emozioni ma anche i bambini, anzi, è proprio in questa età che si pongono le basi per una vita emozionale futura poiché tutto ciò che ci succede, accade è registrato nella memoria per cui, ansie, paure ma anche momenti piacevoli verranno rievocati ogni qualvolta si ripresenterà una situazione simile se non verrà ben elaborata.

I bambini avvertono l’esigenza, quindi, di dare spiegazioni e voce a tutto ciò che sentono dentro di loro, che a volte per paura o perché non conoscono fanno finta di non sentire o hanno reazioni che noi adulti facciamo fatica a capire per questo è necessario trovare un mezzo che li aiuti ad ascoltarsi, a conoscere il loro mondo emotivo, a essere più consapevoli della loro identità, aver fiducia nelle loro capacità, idee, confrontandosi con i compagni vivere e riconoscersi nelle loro emozioni senza temere di dover essere giudicati.

Quando l’immaginazione si concentra intensamente sul carattere dell’altro…l’amore segue presto

«Se il carattere di una persona è una complessità di immagini, allora per conoscerti devo immaginarti, assorbire le tue immagini. Per mantenermi in contatto con te, devo mantenere un interesse immaginativo non per il processo del nostro rapporto o per i miei sentimenti nei tuoi confronti, ma per le immagini che ho di te.

Il contatto attraverso l’immaginazione produce un’intimità straordinaria.
Quando l’immaginazione si concentra intensamente sul carattere dell’altro…l’amore segue presto.
Può ben darsi che i rapporti umani traggano beneficio della ripetuta esortazione ad amarsi l’un l’altro,  ma perchè un rapporto continui a vivere, l’amore da solo non basta. Senza l’immaginazione, l’amore ammuffisce in sentimentalismo, dovere, noia.
I rapporti falliscono non perchè abbiamo smesso di amare, ma perchè, prima ancora, abbiamo smesso
di immaginare.»
(James Hillman. La forza del carattere. p.255)