“Il 26 marzo non esiste…
Vi capita di cancellare alcuni giorni dal calendario?
E di aggiungerli?
A me si!
In fondo è sempre una questione di numeri e, si sa, io con i numeri non ho mai avuto un grande feeling!
E così, ogni tanto apro gli album delle foto di famiglia…Amo le foto… le ho sempre amate. Torno ad un’immagine che mi ritrae da bambina dove sono in piazza del Campo a Siena una salopette, un cappellino di paglia, gli occhi grandi e pieni di futuro. Sono sempre stata molto legata a quella fotografia scattata da mio padre in una giornata di sole in cui alcuni turisti giapponesi avevano chiesto ai miei genitori, l’autorizzazione a scattare una foto a quella bimba in mezzo a tutti quei piccioni a cui dava da mangiare ….Onestamente non ricordo quel momento ma mi è sempre piaciuto quello che raccontavano i miei genitori, mio padre nello specifico, su quella giornata…..La verità e la purezza di quell’immagine mi fa bene.
Ancora oggi, quando mi ricapita tra le mani, la uso per guardarmi allo specchio in uno strano viaggio nel tempo. Mi chiedo se sono cambiati quegli occhi se sono felici come quelli di allora, se sono soddisfatti della strada percorsa…..E se chiedessi a quella bimba come mi vede?
Quella fotografia parla di me, ha fermato l’istante in cui le mie radici in modo più o meno consapevolmente stavano contribuendo a rendere la mia vita una magia.
Oggi, quando scorro le dita sul mio viso, sento la pelle che non è più liscia….Piccoli e profondi solchi intorno agli occhi, alla bocca, sulla fronte…Parlano di me e di tutti i giorni trascorsi.
Parlano di gioia e di dolore verso le persone che ho amato, di quelle che ho accanto e di quelle che mi hanno lasciato ….La mia pelle è custode della mia storia, delle mie emozioni e dei miei segreti. Ogni piega della pelle è un battito del mio cuore, uno scatto fotografico dei ricordi più intimi.
Ed ecco…..Sono qui sulla spiaggia del mio mare a raccogliere i tuoi passi.
Seguo le impronte percorse nei luoghi che amavi e porto i miei occhi alle persone a cui portavi il tuo sorriso.
La morte non è morte, è la paura che abbiamo della perdita, del cambiamento. E’ la paura di non poter più ricordare la tua voce, sapere che ci sei per me. Sempre.Sto pensando che mi piacerebbe che il nostro mare fosse una meta e un modo per trovare un significato all’esistenza di ciascuno.Il mare è uno spazio infinito, il tempo è scandito solo dalle albe e dai tramonti, dalle mareggiate e dalla diversa direzione del vento. Stare a guardare il suo movimento tanto quanto immergersi nella profondità del suo abbraccio fino a quando il buio non ti permette di ascoltare solo il rumore delle bolle e del battito del tuo cuore….Ecco, li….ti lasci andare e li ti puoi permettere di abbandonare tante cose superflue, compreso il peso che senti sul cuore e sulle spalle….Si può imparare dal mare.
Si può imparare dalle tue orme. L’umiltà, la tenacia, la pazienza, la perseveranza, l’unione, tra le altre. Ma soprattutto la libertà. Più liberi di vagare, davanti a quell’orizzonte ininterrotto, tutte le vite possibili ed impossibili, più liberi perfino di sognare che la vita a terra, per sé stessi e per tutti gli altri, possa essere appagante quanto a bordo di una barca ben equipaggiata, senza una destinazione precisa, con tutto il tempo che si vuole davanti a se’. Forse c’è una segreta armonia tra il moto dell’acqua e le più profonde aspirazioni umane: il bisogno di libertà dal superfluo e dalle convenzioni, il tornare vagabondi ritrovando nella lentezza del mare la calma del camminare, la felicità di superare i propri limiti senza altri testimoni che gli elementi.
Ascoltare la voce del mare, il suo invito a salpare, a seguire il sogno con umile realismo, accettando l’incertezza, lasciando che l’inspiegabile resti inspiegato, capendo che il compromesso non è un ripiego, ma l’unica risposta onesta alla complessità dei nostri pensieri…..
Il 26 marzo non esiste….