La danza è un importante strumento di espressione globale della persona, una forma di manifestazione delle dimensioni profonde della natura umana. La sua capacità di sostenere il benessere attraverso la manifestazione delle emozioni rende la Danzaterapia una disciplina pedagogico terapeutica tipicamente non verbale che favorisce nelle persone un cambiamento nella percezione di sé, dando la possibilità di far affiorare la creatività, che molte volte resta latente in forma di movimento corporeo. Tutto ciò, grazie ad un percorso guidato, attraverso l’esperienza del movimento libero prodotto dallo stimolo della musica.
L’opportunità di esprimere le emozioni mediante il movimento, favorisce una buona integrazione corpo/mente perché aumenta la coscienza e la potenzialità espressiva del linguaggio del corpo, provocando una relazione profonda e naturale che libera dalle barriere soggettive, culturali e sociali tipiche della comunicazione verbale. Migliora la comunicazione con se stessi, con gli altri, con l’ambiente, aumentando l’armonia tra lo spazio esterno e la sua rappresentazione interiore. La Danzaterapia, quindi, è un metodo creativo il cui scopo è la riappropriazione di qualcosa di naturale che sta dentro di noi e che permette di comprenderci e di comprendere gli altri. In questa prospettiva il movimento può essere inteso anche come uno strumento che rivela molte caratteristiche individuali, come gli stati d’animo e la personalità.
La danzaterapia usa un linguaggio che appartiene a qualsiasi essere umano, indipendentemente dalla sua situazione fisica o psichica, dalle sue condizioni sociali, economiche, umane o dall’età. Nel movimento creativo ciascuno può esprimere e affermare la propria originalità, la propria essenza, la propria diversità facendo così esperienza del piacere di comunicare aldilà delle parole in una comprensione più ampia di sé stessi e degli altri.
In questo invito alla danza, si perde gradualmente la paura dello spazio che assume un ruolo di contenitore, una casa da abitare, un elemento non più ostile e minaccioso; il corpo può conoscerlo, sentirlo, viverlo e accoglierlo abbandonandosi a un contatto che fa fluire la fiducia progressiva nelle proprie capacità espressive.
La musica e il silenzio si alternano in questo universo creativo insieme ad altri elementi come il colore, le forme e gli stimoli offerti dalla natura e oggetti comuni (giornali, palloncini, sedie, stoffe) nella ricerca sempre più profonda della sicurezza e dell’allegria che la danza offre come percorso di crescita e comunicazione.
Le differenze interpersonali intese a tutti i livelli non rappresentano un ostacolo nell’ itinerario, bensì una ricchezza. Il termine terapia si applica a questa dimensione della danza non come studio e interpretazione psicoanalitici, ma per la possibilità concreta e reale di produrre cambiamenti in qualsiasi situazione.
Nella danzaterapia analitica, particolarmente diffusa nei paesi americani, si uniscono i contributi dello studio del ballo a quelli della psicoanalisi principalmente junghiana, sviluppando idee come quella di Mary Starks Whitehouse, promotrice delle forme di danzaterapia definite “movimento autentico”, ossia attività corporee completamente spontanee mediante le quali si possono esprimere i contenuti più profondi che appartengono alla sfera della mente inconscia.
La danzaterapia analitica rappresenta una delle tecniche di “immaginazione attiva” con cui si applica la psicoterapia analitica junghiana e consente, come altri metodi di espressione artistica, di favorire la graduale apertura dell’inconscio sostenendo una consapevolezza di emozioni che vengono prima stimolate attraverso dei movimenti naturali compiuti ad occhi chiusi e poi espresse verbalmente grazie all’aiuto della guida del processo terapeutico, definita testimone (witness).
La danzaterapia secondo il metodo di Maria Fux nasce dall’esperienza dell’omonima danzatrice e coreografa argentina che ha sperimentato gli effetti terapeutici prodotti dalla danza in prima persona, durante un periodo di profonda depressione. In seguito ai benefici osservati su se stessa, ottenuti approfondendo il rapporto con la danza, la ballerina ha fondato un filone di applicazioni della danzaterapia che concepiscono quest’ultima come forme di danza spontanea per migliorare il benessere psicologico e l’integrazione sociale tanto di soggetti normodotati che di portatori di handicap. Tale metodo è stato sperimentato con successo lavorando con tutte le età della vita e con problematiche di disabilità sensoriali visive ed uditive nonché con handicap psichici e fisici. La danzaterapia di Maria Fux si fonda sull’utilizzo della danza istintiva, come momento di ascolto, di conoscenza e riscoperta di sé, senza utilizzare tecniche di interpretazione e verbalizzazione degli stati interiori sperimentati con il ballo, secondo metodi molto semplici messi in atto da esperti del settore che, non intervenendo in modo strutturato, non si basano sulla conoscenza di nozioni professionali teoriche specifiche, ma sono formati all’utilizzo di tecniche specifiche di danzaterapia che adottano stimoli creativi e materiali diversi. Per questo, la metodologia destrutturata di danzaterapia Maria Fux rappresenta soprattutto una forma di danza creativa in grado di produrre in modo spontaneo dei miglioramenti nella salute psicofisica che non seguono programmi sistematici, ma che sono piuttosto affidati al potere catartico e liberatorio della danza senza aspettarsi di raggiungere obiettivi specifici. La possibilità di migliorare la comunicazione e l’espressione di sé attraverso questo metodo, inoltre, lo pone come un punto di riferimento nel contesto delle danze pedagogico-educative, forme di danzaterapia che mirano ad obiettivi principalmente legati all’educazione, allo sviluppo della personalità e di capacità specifiche in bambini, adolescenti e persone disabili.
Nella danzaterapia secondo il metodo dell’ “expression primitive”, fondata dal danzatore Herns Duplan, l’utilizzo della danza segue un approccio definito “antropologico” e si basa su un lavoro mediante l’utilizzo di forme archetipiche di movimenti, ovvero gesti e rituali motori tipici che accomunano le culture tradizionali. Attraverso il viaggio simbolico nella storia dell’umanità che la “danza primitiva” consente è possibile recuperare aspetti universali della natura umana e stati psichici primari nello sviluppo. In questo metodo danzaterapeutico spesso ci si ispira a danze tribali, utilizzando suoni ritmati di tamburi e forme di canto ripetitive sperimentate generalmente in un contesto di gruppo a cui viene attribuita una “funzione materna”. Il ritmo dei tamburi riproduce il battito cardiaco, amplificando e sintonizzando il rapporto tra mondo esterno e mondo interno; la danza ritmica, spesso a piedi nudi, mira a simbolizzare il rapporto radicato con la terra; la voce del conduttore impegnata in una melodia cantilenante riporta al vissuto del “sentirsi cullato” da filastrocche e ninnananne rassicuranti; lo stato di rilassamento profondo e perfino vicino alla trance, indotto da suoni e movimenti ripetuti, favorisce l’espressione di parti emotive limitando l’azione di filtri razionali.
La psicodanzaterapia nasce dal perfezionamento e da una sistematizzazione delle tecniche di danzaterapia adottando principi e tecniche di psicoterapia prevalentemente cognitivo-comportamentale nell’uso del ballo, allo scopo di prevenire, ridurre e superare problematiche psicopatologiche. Questa forma di intervento a sostegno della salute mentale è piuttosto sistematico ed è preceduto e integrato da colloqui anamnestici e di psicodiagnosi basati su metodologie di conduzione verbale e, per tale ragione, è generalmente utilizzata da professionisti della salute mentale, specializzati in tale approccio oppure affiancati da tecnici psicodanzaterapeuti. Le tecniche di danza che possono essere adottate in questo approccio vengono scelte in base agli obiettivi da raggiungere e possono riguardare ogni disciplina di danza che abbia caratteristiche utili alla metodologia adottata: si utilizzano spesso danze come il Tango Argentino o balli da sala per problematiche di coppia oppure danze individuali folkloristiche o ancora forme di danza moderna con tecniche di teatralizzazione o persino balli di gruppo in cui si può, in base alle necessità, aumentare o meno la funzione svolta dall’aspetto tecnico, adottando vere e proprie tecniche di desensibilizzazione, training di assertività o tecniche comportamentali di condizionamento.
Se le problematiche psicologiche non rispondono ad un disturbo psicologico, ma riguardano la sfera della salute mentale e del benessere sociale, si possono utilizzare metodologie simili, definite più appropriatamente “psicodanza” per indicare tecniche di intervento attraverso metodi psicologici verbali e non verbali affiancati dal costante uso del movimento e della danza.
Gli obiettivi che è possibile porsi sono innumerevoli e vanno dal superamento di forme di ansia e di insicurezza a problematiche relazionali o semplicemente forme croniche di timidezza.
La Danza-terapia per aiutare la mente
Attraverso gli interventi di danza-terapia è possibile lavorare stabilendo obiettivi generici volti al miglioramento del benessere psicologico o delle abilità mentali o seguendo programmi specifici. La metodicità dipende dal metodo che si utilizza.
Le aree psicologiche su cui è possibile intervenire con le tradizionali forme di danza-terapia o con la psico-danza e la psico-danza-terapia sono:
– l’area cognitiva, in cui è possibile migliorare alcune competenze come lo schema corporeo, l’apprendimento di concetti o l’uso di simboli;
– l’area emotiva, in cui è possibile incrementare la capacità di manifestare positivamente dei vissuti emotivi, sostenendo il superamento di paure e fobie e migliorando la stima di sé;
– l’area relazionale, in cui spesso si lavora per migliorare le relazioni personali, i rapporti di coppia o per diminuire forme comportamentali disadattive;
– l’area psicomotoria, in cui è possibile migliorare l’orientamento spaziale e la coordinazione motoria in relazione a prassi specifiche oppure generalizzate.
I disturbi di carattere psicologico in cui spesso la danza-terapia viene adottata a supporto di altri metodi o come forma esclusiva di cura sono innumerevoli e comprendono principalmente nevrosi, psicosi, disturbi alimentari, comportamenti ossessivi, depressioni, disturbi del linguaggio e problematiche post-traumatiche.
Gli incontri di danza-terapia non hanno mai mostrato controindicazioni e possono essere rivolti a singoli individui, a coppie oppure a gruppi: la scelta del contesto in genere viene effettuata in relazione ai metodi e alle necessità relativi alla problematica specifica che si sta trattando.
La danzaterapia rappresenta uno strumento di grande valore che può essere usato da medici, psicologi, operatori, fisioterapisti, insegnanti per ampliare e approfondire le possibilità di intervento in situazioni di rischio, di recupero, di disagio sociale e fisico, partendo dalla consapevolezza acquisita che in tutti gli esseri umani esiste una parte sensibile che può essere riconosciuta, risvegliata, valorizzata.
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