La paura di avere paura. La paura che fa paura. Ecco gli Attacchi di Panico, attacchi intensi e improvvisi in cui si è dominati da una paura sproporzionata rispetto alla causa scatenante.
Un disturbo che in media colpisce il 2% degli uomini e il 5% delle donne e sembra più diffuso fra la popolazione giovanile: fra la tarda adolescenza e i 35 anni.
Durante un attacco di panico la persona ha timore di perdere il controllo, di morire o di impazzire.
Il cuore batte molto forte, e a questo possono seguire tremori, sudore freddo, una sensazione di soffocamento, senso di vuoto alla testa.
Gli individui che soffrono di Disturbi di Panico possono entrare in ansia anche solo all’idea di affrontare le situazioni associate a questi sintomi.
Attacchi di Panico con o senza Agorafobia
Se il panico si manifesta prevalentemente in luoghi o in situazioni molto affollate, da cui è difficile allontanarsi o in cui potrebbe essere imbarazzante o difficile trovare aiuto, allora si parla di Attacchi di Panico con Agorafobia. Se il panico non è associato a luoghi aperti o affollati, allora si parla di Attacchi di Panico Senza Agorafobia. Se invece il panico è scatenato da una singola cosa ben specifica potrebbe trattarsi di una Fobia Specifica.
La durata di un Attacco di Panico varia da 3 a 10 minuti (fino a 30). Può non ripresentarsi anche per un lungo periodo di tempo (ad es. 2 mesi o più) per poi manifestarsi di nuovo. Nel periodo di “tregua”, la paura che l’evento possa ripresentarsi è forte, la persona può provare stati d’ansia, e così evita le cose o i luoghi associati all’attacco.
A causa del panico le abitudini cambiano al punto da non riuscire a fare più le cose con la stessa serenità di prima.
C’è chi ad esempio smette di viaggiare in treno o in areo, evita di guidare la macchina, di attraversare i ponti, di salire sugli ascensori o sugli autobus. Questa auto-limitazione della libertà provoca frustrazione, disagio psicologico e a volte vergogna per non riuscire a fare cose semplici come viaggiare o stare in mezzo alla gente.
Se si ricercano le cause degli attacchi di Panico si comprende che sono molti fattori che possono causare gli Attacchi di Panico, fra cui la predisposizione familiare, fattori emotivi e psicologici e motivi scatenanti, come ad esempio un trauma o un grande stress.
Molto spesso è la paura che si ripresenti un nuovo Attacco a scatenare il panico: si ha “paura di avere paura”, quindi possono tornare i sintomi dell’ansia in una sorta di circolo vizioso. A queste cause si aggiungono altri fattori scatenanti come ad esempio l’esposizione prolungata a sostanze tossiche, situazioni difficili, come ad esempio un divorzio, e cause di tipo medico, come ad esempio l’ipertiroidismo.
Le persone che soffrono di un Disturbo di Panico hanno paura di essere “assalite” da un nuovo attacco, hanno timore delle conseguenze, provano ansia in anticipo, quindi evitano molte situazioni per paura.
Come detto, gli attacchi raggiungono l’apice in 10 minuti e possono durare anche più di mezz’ora, lasciando un senso di stanchezza o affaticamento, scoraggiamento e tristezza.
Quando viene definito il disturbo si deve valutare siano presenti almeno 4 tra questi sintomi:
- perdita del senso della realtà e alterazione nelle percezioni;
- vampate di calore e aumento della sudorazione;
- difficoltà a respirare e/o senso di soffocamento;
- dolori al petto e tachicardia (paura di avere un infarto);
- nausea e/o vertigini;
- senso di svenimento;
- tremori;
- paura di perdere il controllo o svenire;
- paura di impazzire;
- paura di morire.
Un aspetto importante ai fini di un trattamento efficace per gli attacchi di panico sta nel considerare che, per quanto diverse le paure che scatenano il panico, la struttura di funzionamento dell’intero processo rimane la medesima. Ad un certo punto si genera un circolo vizioso di forme di “evitamento” che mantiene la paura fino a farla divenire vero e proprio panico.
Il modo più rapido per ridurre gli effetti di questo processo “automatizzato” si basa sul cambiamento della percezione della realtà minacciosa. Infatti, se si interviene ad un livello unicamente sintomatico, il rischio di ricaduta è elevatissimo, se non addirittura certo. Sarebbe come dire che ancora una volta è il nostro corpo a “obbligare” la nostra mente.
Psicoterapia per gli Attacchi di Panico
Il trattamento psicoterapeutico focalizza l’attenzione su come il problema funziona ed agisce nel presente, modificando le strategie disfunzionali (le “tentate soluzioni”) attuate fino a quel momento per risolverlo. Durante il percorso iniziale di terapia il paziente, arriva a “sbloccare” quelle risorse personali che permettono di affrontare e superare efficacemente, in modo definitivo, il problema.
Con l’ausilio di concrete esperienze emozionali correttive, in base al sistema “percettivo-reattivo” dell’individuo e al suo specifico problema, si guida la persona ad acquisire la capacità di gestire la realtà ed i suoi effetti; la si aiuta quindi a mettere in atto comportamenti differenti, che blocchino il circolo vizioso del panico fino ad abbandonare i motivi che mantengono il problema piuttosto che risolverlo.
Questo è possibile perché ad un cambiamento della percezione segue il cambiamento delle reazioni e successivamente della consapevolezza.
Quest’ultima, giungerà solo ad esperienza fatta, quando sarà inevitabile per il paziente essere cosciente delle proprie capacità e delle risorse attivate nel fare qualcosa, che fino ad allora sembrava impossibile.
Spesso purtroppo, le persone con un disturbo fobico possiedono un eccesso di consapevolezza rispetto al loro problema e alle cause dello stesso. Sanno e hanno capito bene tutto. La loro incapacità sta nel fare effettivamente qualcosa di diverso.
Possiamo riassumere il principio alla base di una così efficace metodologia d’intervento: “conoscere un problema mediante la sua soluzione”, cioè conoscere una realtà attraverso le strategie in grado di cambiarla.
Affrontando da subito “come” il problema si presenta ad ogni occasione, “in che modo” viene mantenuto e “quali sono” le difficoltà percepite dalla persona nel cambiare le cose è possibile ottenere, in tempi brevi, risultati significativi stabili contro i sintomi degli attacchi di panico.
Sin dalla prima seduta infatti, l’obiettivo ricade sulla rottura della dipendenza dall’evitamento della paura e delle situazioni minacciose, in modo da indurre la persona a ri-attivare le proprie risorse bloccate. Ciò che solitamente accade in un percorso di psicoterapia breve integrata è lo sblocco della sintomatologia dopo poche sedute, spesso dopo la prima o la seconda.
Nell’arco di pochi incontri, col diminuire dei sintomi, la persona giunge da sola a persuadersi di quanto, in effetti, il rimedio di evitare le situazioni e cercare sostegno negli altri lo faccia in realtà peggiorare. Si assiste per cui ad un concreto cambiamento del modo di percepire e gestire la realtà. Ogni giorno la persona, grazie alle prescrizioni del terapeuta, ha la possibilità di attraversare le sue paure con immagini, vissuti, pensieri e sensazioni, e ogni giorno ha un’esperienza inequivocabile: «se li tocchi, i fantasmi scompaiono, se scappi ti inseguono».
Come curare l’ansia e gli attacchi di panico?
La soluzione che spesso viene messa in atto è l’evitamento. Si arriva a fare a meno dell’aiuto esterno.
In realtà il lavoro terapeutico sugli attacchi di panico e l’agorafobia che inducono a costruire una dipendenza totale da altre persone, va nella direzione di far acquisire alla persona maggiore fiducia nelle proprie risorse personali per far diventare spontaneo il guardare in faccia la paura e trasformarla in coraggio, attraverso un training mentale.
Ridefinizioni, spiegazioni, ristrutturazioni, sostengono la persona a diventare consapevole della relazione che ha con se stesso, con gli altri, col mondo.
L’obiettivo resta il raggiungimento dell’autonomia personale grazie agli incentivi ottenuti dai successivi e progressivi cambiamenti concordati.
Le tecniche che il paziente acquisisce durante la terapia possono essere utilizzate al bisogno contro le situazioni minacciose. Con l’esercizio reiterato della tecnica, il nuovo sistema percettivo reattivo può consolidarsi, sostituendosi al vecchio, fino ad inibirlo.
Il processo di cambiamento, a questo punto, non consiste più nella rottura di meccanismi bloccati, ma nell’attiva costruzione di una nuova realtà, personale ed interpersonale.
L’ansia e gli attacchi di panico possono essere affrontati anche con terapie farmacologiche che dando un sollievo momentaneo, eliminano la componente fisiologica legata all’ansia. Il grande limite del farmaco riguarda la sua poca influenza su ciò che viene percepito come stimolo pauroso, il quale rimane.
L’attacco di panico, si distingue da altre forme di ansia per l’elevata intensità e la natura improvvisa ed episodica, per questo spesso viene identificato come la forma più estrema della paura, quindi una reazione che viene innescata da una percezione, che a sua volta mette in moto reazioni psico-fisiche e che, in rapida escalation, portano alla sensazione di totale perdita di controllo o in alcuni casi perfino all’idea di poter morire di lì a poco.
Nel vissuto della persona, la paura è totalizzante, tanto da arrivare a coinvolgere la mente e il corpo in una serie di sensazioni e stati d’animo così forti da paralizzare e annullare qualsiasi pensiero razionale.
Spesso vengono utilizzate terapie farmacologiche per gli attacchi di panico, ma una volta terminato il farmaco, la paura di avere ulteriori attacchi, e/o che gli attacchi stessi possono ripresentarsi, è a volte più forte di prima.
Ciò che bisogna “curare” è la percezione distorta degli stimoli scatenanti il panico. Non è raro infatti, che col tempo gli attacchi di panico si “attenuino” o si riducano ad attacchi paucisintomatici e che al contempo la paura della paura, l’ansia anticipatoria, divenga il sintomo più importante. E’ di fondamentale importanza, in questi casi, una diagnosi psicologica corretta del tipo di disturbo di cui l’individuo effettivamente soffre.
Il trattamento farmacologico è una sorta di “stampella”. Aiuta nella fase riabilitativa ad accelerare il processo di ripresa, offrendo alla persona una sostegno immediato di fronte alla paura di cadere di nuovo. Quello che permette alla persona di tornare a camminare con le proprie gambe e in piena autonomia è la volontà di rimettersi in piedi e fare i primi passi, “sentendo” di potercela fare ancora, visto che, probabilmente, ne è sempre stato capace prima e da solo.
Portare la persona a “sentire” come ancora possibile ciò che viene percepito nel periodo di crisi come impossibile, è raggiungibile grazie agli strumenti impareggiabili della psicoterapia.