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La nevrosi ossessiva

La nevrosi ossessiva è una delle più gravi malattie della psiche in quanto testimonia una profonda perturbazione della personalità. Essa esprime attraverso pensieri, atti, rappresentazioni che si impongono alla psiche del soggetto in maniera coattiva senza che egli riesca a liberarsene, pur riconoscendoli come estranei e intrusivi.

I tentativi di resistenza da parte del paziente sono quasi sempre destinati a fallire in quanto comportano un immediato scatenamento dell’ansia; le ossessioni, infatti, così come le fobie, non sono altro che il frutto dei meccanismi di difesa attivati dall’io per contenere l’ansia conflittuale. Se il soggetto smantella le difese l’ansia dilaga.

I tre sintomi fondamentali della nevrosi ossessiva sono: le ossessioni, le compulsioni e i rituali ossessivi.

1-le ossessioni. Sono estremamente polimorfe e comprendono idee, ragionamenti, immagini, sentimenti o ricordi che irrompono nella mente del paziente e tendono a ripetersi insistentemente, fino a dominare completamente il pensiero del paziente.

Ad esempio possono essere immagini o pensieri osceni che turbano il soggetto e si ripetono in maniera automatica, dubbi e necessità di verifica continue interrogazioni (cosa succederebbe se…?), scrupoli morali, numeri o parole che bisogna ripetere in serie magari per ore (aritmomania), interrogativi filosofici (perché esisto? – perché esiste il mondo?), ricordi che dominano il pensiero senza tregua, ecc.

Ciò che accomuna tutte le ossessioni, dalle più banali alle più sconvolgenti, è la tendenza alla ripetizione contro la volontà del soggetto e la grande sofferenza che viene procurata a quest’ultimo non tanto dal contenuto dell’ossessione, quanto dalla presenza della stessa ossessione, della quale gli è impossibile liberarsi.

2- le compulsioni. Sono azioni che il paziente teme di commettere contro la propria volontà. Si tratta in genere di atti assurdi, ridicoli o immorali dai quali riferisce di non potersi trattenere che a gran fatica (ad esempio compiere atti osceni in luogo pubblico, buttarsi dalla finestra, uccidere o aggredire una persona cara, ecc.). Il passaggio dall’atto temuto, comunque, è molto raro.

3- i rituali ossessivi. Sono fenomeni comportamentali che assolvono una funzione di compromesso per l’ossessivo, alleviandone il tormento legato alla lotta contro l’ossessione.

I rituali ossessivi possono all’inizio procurare qualche sollievo al paziente, ma col tempo risultano sempre meno efficaci e finiscono col diventare essi stessi delle necessità alle quali il soggetto non riesce a sottrarsi. Essi consistono in gesti ripetitivi o in frasi o parole pronunciate in una precisa successione; spesso assumono le caratteristiche di un vero e proprio cerimoniale che richiede moltissimo tempo ed una particolare attenzione.

Dott.ssa Lavinia La Torre
Psicologo Bologna

La nevrosi fobica

Si contraddistingue per una paura drammatica concentrata su specifiche persone, oggetti, situazioni, che di per se stessi non rappresenterebbero un pericolo reale, ma che diventano causa di un terrore paralizzante (fobia).

Il soggetto ha una piena consapevolezza del carattere irrazionale del suo panico, ma non può sottrarvisi, in quanto ogni tentativo di superarlo da luogo a crisi di ansietà esagerata. Egli è pertanto in un clima di costante attesa a mettere in atto tutta una serie di misure di evitamento della situazione, una presa di distanza che viene appunto denominata fobica.

La nevrosi fobica può essere considerata un’evoluzione della nevrosi d’ansia in quanto i meccanismi di difesa si strutturano in maniera più elaborata e rigida; l’ansia, invece di essere libera, appare legata ad un oggetto ben preciso, situato all’esterno dell’individuo.

Le fobie si distinguono in base ai loro contenuti:

  • Le fobie degli oggetti. Si tratta in genere di oggetti appuntiti, quali i coltelli, aghi, forbici ecc.

  • Le fobie degli animali. Sono reliquati di fobie infantili e si distinguono in fobie dei grossi animali (cani, gatti, cavalli,    ecc.) che risalirebbero alla prima infanzia, e in fobie dei piccoli animali (topi, ragni, insetti, ecc.) che avrebbero origine nella seconda infanzia.

  •  Le fobie delle situazioni. Sono le più frequenti. Comprendono:

  1. L’agorafobia: paura degli spazi aperti (strade, piazze, ecc.). Tale disturbo col tempo può diventare fortemente invalidante, fino a costringere il paziente ad evitare gli spostamenti di casa se non accompagnato.
  2. La claustrofobia: paura degli spazi chiusi (gallerie, ascensori, ecc.).
  3. La fobia della folla.
  4.  La fobia dell’oscurità.
  5. L’ereutofobia: paura di arrossire in pubblico.

La struttura del comportamento, indipendentemente dall’aspetto che la fobia assume, riguarda condotte di evitamento, misure di rassicurazione, che possono avere un carattere magico-cerimoniale e sfociare quindi in una modalità ossessiva, e infine in comportamenti di sfida attraverso i quali il soggetto tende, con una fuga in avanti, di rompere l’accerchiamento fobico.

La nevrosi d’ansia

La nevrosi d’ansia insorge generalmente in età giovanile (dai 17 ai 35 anni), è più frequente nelle donne ed ha un’alta familiarità. Le cause di questa nevrosi, oltre alle alterazioni genetiche, sono una meiopragia (diminuzione dell’attività funzionale e delle capacità reattive di un organo) – o ipoattività del sistema nervoso- e l’intervento di fattori psicologici e sociali che possono predisporre ai disturbi d’ansia.

La nevrosi d’ansia ha un’evoluzione molto variabile, in alcuni casi si ha un sensibile miglioramento o addirittura la guarigione spontanea; più spesso tende a diventare cronica, e si esprime con sentimenti di insicurezza, timore, dubbio, e si traduce nell’incapacità di prendere qualsiasi decisione.

La complicanza più temibile ed anche abbastanza frequente è l’evoluzione verso forme nevrotiche più stabili e strutturate, attraverso l’attivazione dei meccanismi di difesa dell’io che permettano di contenere la tensione interiore. La nevrosi d’ansia può trasformarsi così in una nevrosi fobica, ossessiva o isterica.

Un’altra possibilità è l’insorgere di una malattia psicosomatica, per cui l’ansioso diventa un asmatico, un ulceroso o un iperteso, e l’angoscia generalmente si attenua, come se le scariche ansiose non controllate venissero per così dire drenate dal sintomo somatico.

In ogni caso di nevrosi d’ansia, è assolutamente necessario attuare un trattamento psicoterapeutico e/o farmacologico, tempestivo che, in un buon numero di soggetti, consente di ottenere la guarigione o un sensibile miglioramento, e comunque, costituisce un importante trattamento di prevenzione nei confronti delle possibili complicanze.

L’ansia è la diretta conseguenza del conflitto fra le pulsioni profonde dell’Es e le istanze inibitorie del super-io; ha quindi la funzione di segnalare all’io le necessità di esigere difese psicologiche.

Il primo meccanismo di difesa a cui ricorrere è la rimozione che consente nel respingere e mantenere a livello inconscio le pulsioni pericolose, ovvero vengono respinti i pensieri e sentimenti fonte di ansia, e determina, se efficace, un ritorno all’equilibrio psichico senza la formazione di sintomi. Se la rimozione non risulta del tutto efficace, l’io ricorre ad ulteriori difese quali la conversione (in cui il conflitto psichico viene trasformato in sintomi motori – paralisi, per esempio – o sensoriali – dolori localizzati, formicolii, anestesie), che determina una riduzione dell’ansia e la formazione dei sintomi caratteristici delle relative nevrosi (isterica, fobica, ecc.).

La nevrosi d’ansia si verifica in una situazione intermedia fra le due precedenti: la rimozione non funziona ma non vengono messi in atto altri meccanismi di difesa, per cui l’ansia diviene molto intensa, superando il livello proprio della sua funzione di segnale, ed emerge come unico sintomo.

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Psicologo Bologna