È tutta questione di… solitudine.

Scriverla. Leggerla. Ascoltarla.

Sentire la solitudine.

Sentire la Solitudine
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Credo proprio che la solitudine si manifesti nell’aiutarci a non cadere nella superficialità, a non lasciarci risucchiare dall’apparenza e dall’effimero che ci uniformano al pensiero dominante e a comportamenti omologanti, falsi e, talora, ridicoli.

Se l’accogliamo e la viviamo positivamente, potremmo cominciare a vederla non più come un fardello di cui sbarazzarsi quanto prima, ma come un passaggio verso l’autenticità, un territorio nel quale educare i nostri desideri, purificare i nostri propositi, risanare le nostre ferite, conoscerci meglio per poi agire con lucidità e un rinnovato senso di responsabilità.

Ecco perché la solitudine ci appartiene e va vissuta al pari del nostro bisogno di relazione, di condivisione e di amore, che per essere veritiero dipende dalla capacità di farsi carico delle ragioni profonde della nostra coscienza.

Come possiamo leggere allora? Cambiando prospettiva, forse….

Accogliamola.

accogliere la solitudine

Cominciamo a dare voce a quel “mi sento” come se fosse un messaggio che “da dentro” sta cercando di emergere esprimendosi. Se lo interrogo, lo commento, lo giudico e lo combatto, finirò per diventare come tutti gli altri. Omologata. E allora sì che soffrirò davvero. Occorre invece percepire nel corpo quel senso di solitudine, perché il corpo ha tutte le risposte.

Guardare la solitudine quando si presenta, nient’altro.

Guardarla, riconoscerla, ascoltarla…esprimerla.

Dico spesso “metti fuori”, “fammi conoscere questa emozione”…. Parlo di quella solitudine di tutta quell’angoscia che stai provando e che hai già conosciuto nella tua vita, quando sei stata travolto da dolori profondi e personali voragini.

Certe cose, specialmente le più intime, quelle che rimangono chiuse e buie in noi per molto, tanto tempo, prima o poi esplodono con una forza dirompente, a volte persino incontrollabile.

Il cervello recepisce, elabora, ma lo fa sempre all’interno di un contesto, perché i nostri pensieri non sono meteore piovute dal cielo.

Il cielo, in sé, ci ama, e siamo noi a non voler accettare il tempo brutto, i temporali e quella pioggia che ci è necessaria, anche se è causa di maltempo, di freddo e di umidità e ci rattristiamo al solo vederla.

Oggi Bologna si è svegliata con qualche gocciolina d’acqua che accanto ai fiocchi di neve caduta ieri ovattava già un silenzio assordante.

Pioggia e neve che rallentano ancora di più un mondo che sbirciato dalla finestra mi mostra un paesaggio surreale.

Apro la finestra.

Trovarsi a sprofondare in una malinconia solitaria inspirando il profumo di un’aria primaverile che sa di quel freddo pungente che pizzica la pelle.

Le case appaiono ora come giganti dormienti. Tutto è quiete, intorno. Non un rumore a spezzare il silenzio. 

La città ha dimenticato la sacralità di questo silenzio, abbracciando confusione e frenesia.

Osservo la quiete, il silenzio: quello che mi permette di guardare al vecchio pensandolo come a quella ricchezza capace di prepararmi al nuovo; è qui che risiede la voce dell’Anima, sempre soffocata dagli strepiti della mente. Per questo si deve tacere.

Richiudo la finestra ….. guardando a quel mondo, sentendolo gelido e svuotato da quelle relazioni per me primarie.

Tropea

Si muovono i ricordi. E allora il cuore ritrova la sua dimensione naturale, quella che occupa più spazio di quello che saremmo abituati a immaginare.  ….quiete, silenzio e….solitudine….

Copyright © Lavinia La Torre