Ambulatori specifici per i pazienti affetti da disturbo da gioco d’azzardo patologico con protocolli diagnostici siano assicurati dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, oltre alla possibilità per i centri di eccellenza di attingere a specifici fondi per la ricerca scientifica in questo settore, in modo da studiare il problema e fornire terapie sempre più adeguate al malato. 

Li annuncia Emanuela Baio Dossi, Segretario della Presidenza del Senato e prima firmataria del ddl "Misure a sostegno di interventi contro le dipendenze comportamentali e il gioco d’azzardo" in un’intervista a Yahoo! Salute.

Il fenomeno del gioco d’azzardo è in continua espansione e trasformazione, di conseguenza anche la dipendenza. Pur non avendo un dato certo, si stima che oggi circa l’80% della popolazione adulta giochi, tuttavia, una minoranza di persone, circa il 4%, stabilisce con il gioco d’azzardo una vera e propria relazione di dipendenza. I sintomi sono piuttosto subdoli e spesso la persona affetta da gioco da azzardo patologico non è riconosciuta come malata, ma viene data importanza alle sole conseguenze che la stessa malattia crea, quali l’aver posto in essere atti di microcriminalità, come i furti, o l’aver contratto debiti, distruggendo l’armonia familiare, o peggio aver tentato o realizzato il suicidio. È quindi difficile oggi riconoscere il malato di gioco d’azzardo patologico, ma l’attenzione delle associazioni, soprattutto dei familiari del malato, che in questo ultimo periodo si sono costituite, e alcuni centri ospedalieri specializzati, ci danno la possibilità di arrivare ad un identikit. In particolare il giocatore cosiddetto "problematico" e quindi a rischio di comportamento compulsivo, è colui che in una settimana gioca per più di tre volte, per un periodo superiore alle tre ore, spendendo più di 150 euro. Inoltre, il giocatore patologico ha spesso una famiglia, ha scarsa istruzione e dispone di modesti mezzi economici. Tuttavia esistono eccezioni, soprattutto se si pensa ai giovanissimi.

Ma come si articolerebbero nel concreto le terapie per questi malati? Che tipo di centri si prevedono e chi sarebbero gli specialisti coinvolti in queste terapie?

Spiega l’Onorevole Baio Dossi: “Nell’elaborare il disegno di legge mi sono confrontata con diversi medici, specializzati nel settore delle dipendenze, che già da anni curano soggetti che mostrano patologie da gioco d’azzardo. Già oggi ne esistono diversi, come per esempio il Day Hospital di Psichiatria Clinica e Tossicodipendenze del Policlinico Gemelli di Roma. Nel testo presentato si prevede che tutti i pres?di regionali, convenzionati con i dipartimenti di salute mentale (DSM), in collaborazione con centri residenziali e domiciliari di diagnostica, di terapia medica, di riabilitazione e socio-assistenziali, dispongano di specifici ambulatori per i pazienti affetti da disturbo da gioco d’azzardo patologico. Si prevede che i protocolli diagnostici siano assicurati dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, oltre alla possibilità per i centri di eccellenza di attingere a specifici fondi per la ricerca scientifica in questo settore, in modo da studiare il problema e fornire terapie sempre più adeguate al malato. Non dobbiamo dimenticare le famiglie, che sia nella terapia, ma soprattutto nella consapevolezza della patologia, giocano un ruolo essenziale. Spesso, infatti, il paziente ha coscienza della dipendenza quando ormai è troppo tardi e dopo aver già distrutto la serenità del proprio nucleo familiare, allo stesso modo sono gli stessi familiari a costringere il giocatore a sottoporsi ad una terapia di recupero”.

Fonte: Pensieroscientifico.it