L’argomento delle parafilie rimanda ad un tema molto importante e complesso che è quello relativo al rapporto tra normalità e patologia. In sessuologia, ma anche in psichiatria e psicologia, è difficile definire un termine come quello di perversione e tale difficoltà è dovuta al fatto che è impossibile definire clinicamente le parafilie indipendentemente da una concezione culturale. Inoltre, poiché il termine perversione ha una forte connotazione moralistica, alcuni autori hanno preferito riferirsi a tali comportamenti col termine di “variante”, “deviante” e più recentemente “parafilia”. Spesso, psicoterapeuti e psicoanalisti, nella cura delle parafilie, utilizzano il termine “normale” senza però dare una sufficiente ed esaustiva spiegazione sul dove si colloca l’individuo o l’aspetto normale. Esistono diverse interpretazioni del concetto di normalità, ed ognuna rimanda ad un diverso modello di riferimento con rilevanza diversa per la psichiatria, la psicologia e la psicopatologia. Generalmente sono riconosciuti cinque modelli di normalità:
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modello soggettivo: lo standard di riferimento siamo noi stessi, il giudizio di normalità è indipendente da un riconoscimento sociale
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modello culturale: lo standard di riferimento è la società o la cultura considerata; in questom caso anormale è ciò che si discosta da un determinato schema e modello di vita elaborato da una determinata cultura
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modello statistico: normale è colui che si colloca nei valori medi di una distribuzione normale
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modello normativo: stabilito un ideale di comportamento, un individuo è considerato normale tanto più si avvicina a questo ideale; il raggiungimento dello standard ideale viene a coincidere con la perfezione
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modello clinico: richiama il concetto di condotta; la condotta è normale quando riesce a ridurre le tensioni motivazionali di un soggetto e ne realizza le potenzialità
Il tema delle parafilie è fortemente legato anche alla sfera culturale, in quanto il comportamento sessuale degli uomini varia in base a circostanze storiche e a contesti sociali e culturali diversi.
L’omosessualità era considerata nell’Antica Grecia una forma onorevole riservata solo alle classi superiori; addirittura la relazione uomo-fanciullo era considerata uno strumento essenziale nella formazione morale e politica del giovane. Presso gli Indiani di America, invece, l’omosessuale è considerato uno sciamano in quanto, per la sua natura omosessuale, è più vicino agli dei. Anche la concezione della sessualità varia da culòtura a cultura: mentre musulmani e indù vedono la sessualità in modo positivo e l’atto sessuale come qualcosa di sacro a tal punto da dedicargli un opera (Kamasutra), gli Ebrei proibiscono la masturbazione paragonandola ad un omicidio. Nelle società cattoliche, invece, il rapporto sessuale completo viene consentito solo nelle realzioni matrimoniali e a fini riproduttivi, mai per puro piacere fisico. Proprio per questo la masturbazione, la contraccezione, la fecondazione artificiale e l’omosessualità sono state condannate: esse erano contrarie al modello proposto.
Le parafilie sono classificate all’interno della sezione “disturbi sessuali e della identità di genere” del DSM-IV (1994).
Per le parafilie troviamo due criteri diagnostici:
- criterio A: fantasie, impulsi sessuali, comportamenti ricorrenti ed intensamente eccitanti sessualmente che in genere riguardano oggetti inanimati, sofferenza o umiliazione di se stessi o del partner, bambini o altre persone non consenzienti, e che si manifestano per un periodo di almeno 6 mesi;
- criterio B: il comportamento, i desideri sessuali, o le fantasie causano disagio clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale, lavorativa o di altre arre importanti del funzionamento.
Di solito le parafilie includono:
- esibizionismo: esposizione dei propri genitali davanti ad un estraneo che non se l’aspetta nel tentativo di generare nell’altro una reazione forte, emotiva, e nel raggiungere l’orgasmo con la masturbazione;
- feticismo: si utilizzano oggetti inanimati (feticci) come metodo quasi sempre esclusivo per raggiungere l’orgasmo, spesso masturbatorio. I feticci possono essere accessori di abbigliamento o parti del corpo umano (parzialismo: capelli, piedi, natiche);
- feticismo di travestimento: il soggetto indossa abiti dell’altro sesso come mezzo per eccitarsi; si va da pochi indumenti, quasi sempre intimi, fino ad un abbigliamento completo.Si differenzia dal transessualismo poiché in quest’ultimo è presente un’alterazione dell’identità di genere;
- frotteurismo: toccare o strofinarsi contro una persona non consenziente. Tali comportamenti possono essere attuati pverso persono del proprio o dell’altro sesso;
- pedofilia: fantasie e pratiche erotiche che coinvolgono bambini in età prepubere. Il pedofilo deve avere più di 16 anni ed essere almeno 5 anni più anziano del bambino. L’attenzione può essere sia omo che eterosessuale;
- masochismo sessuale: l’eccitamento sessuale viene raggiunto tramite sofferenza, costrizioni, umiliazioni, percosse ed altre attività che minacciano l’integirtà fisica. Una forma estrema è l’ipossifilia dove l’eccitazione sessuale è raggiunta mediante la deprivazione di ossigeno;
- sadismo sessuale: infliggere ad altri, consenzienti o meno, sofferenze corporalio mentali allo scopo di eccitarsi;
- voyeurismo: viene anche definito scoptofilia. Il piacere è legato alla visione di persono nude o impegnate in attività sessuali. L’atto del guardare è quasi sempre accompagnato dalla masturbazione;
- parafilia non altrimenti specificata: si incontrano raramente. Tra queste ricordiamo l’oscenità telefonica, la necrofilia, il parzialismo (attenzione esclusiva per una parte del corpo, la zoofilia (animali), la coprofilia (feci), la clismafilia (clisteri), l’urinofilia (urine).
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