Anche il cinema, fin quasi dai suoi primordi, è stato affascinato dal fenomeno del Compagno Immaginario, inteso come amico fidato pronto ad ascoltare e condividere gli interessi e le esperienze con chi lo ha creato, tanto da diventare il vero protagonista di intere pellicole cinematografiche.
Analizzando alcuni film secondo un ottica psicologica e in determinati casi anche psicanalitica, infatti non bisogna scordare l’enorme influenza che quest’ultima ha determinato sulla cinematografia americana soprattutto negli ultimi decenni, si può notare come la comparsa del Compagno Immaginario, o Doppio di Sé, nel cinema, possa essere distinta in due diverse categorie: la prima riguarda il Doppio distruttivo adulto, trattato nei film che hanno per protagonista adulti psicotici, intorno ai quali si sviluppano trame forti e drammatiche, create con l’intento di turbare e angosciare la psiche dello spettatore. A tal proposito ricordiamo un film del 1913-1914, Lo studente di Praga, ispirato al romanticismo tedesco, la trama drammatica si snoda intorno alla storia di uno studente nevrotico, che convinto di essere perseguitato dal suo doppio ossessivo, si suicida credendo di sparare contro l’altro. Più recente, e forse anche più noto al grande pubblico è il famoso thriller di Alfred Hitchcock, Psycho del 1960, che ha come protagonista uno schizofrenico, che agisce secondo due personalità, la sua e quella della madre, uccisa da egli stesso, che rimarrà l’immagine dominante anche dopo la morte, al punto tale da non permettergli di discernere tra la propria immagine e quella materna, e spingerlo ad uccidere.
L’altra categoria, in cui il Doppio è un Ausiliare e un amico, con un ruolo positivo e costruttivo, che diventa il protagonista-eroe del film. In questa categoria è possibile distinguere due gruppi, il primo in cui il Compagno Immaginario, nasce dalla fantasia di un bambino, nella secondo nasce dalla mente dell’adulto.
Partendo da una rapida analisi di quest’ultima categoria, un classico del 1972, Provaci ancora Sam, di Herbert Ross. Il protagonista, interpretato da Woody Allen, è un personaggio timido e un po’ imbranato, pieno di complessi e insicurezze, che però grazie al suo Compagno Immaginario, un virile e forte Humphrey Bogart, riesce ad acquisire un po’ di sicurezza e po’ di fiducia in se stesso, e conquistare un pizzico della personalità, forte e decisa, del Compagno Immaginario.
Analizzando le pellicole in cui il Compagno Immaginario, è frutto della fantasia e immaginazione di un bambino, citiamo un film che ha appassionato il grande pubblico, sia quello adulto che quello infantile, arricchito da straordinari effetti speciali, tanto da diventare un classico del più avanzato filone della fantascienza e della tecnologia. Un film del 1982, E.T. L’extraterrestre, caratterizzato da una trama con forti richiami ai modelli dell’immaginazione infantile, il gioco simbolico e alla creazione di un amico inventato. Il protagonista si crea un Compagno Immaginario E.T., un alieno con poteri straordinari che farà vivere al protagonista magiche avventure. Il bambino è in oltre chiamato a rispondere al ruolo di protettore del piccolo alieno, che si rivolge a lui per scappare dalla minaccia degli adulti.
E.T rappresenta in modo completo il Doppio, non solo del protagonista del film, ma in genere di tanti altri bambini, che si sentono incompresi e un po’ alieni in un mondo dove gli adulti sono poco attenti alla realtà infantile. Il protagonista ha l’età giusta per inventare un Compagno Immaginario, inoltre pur comunicandolo l’esistenza del piccolo alieno agli altri due fratelli, ne tiene nascosta l’identità ai genitori. Quindi nel relazione E.T.-bambino, è possibile riscontrare per certi versi, alcune di quelle stesse caratteristiche che contraddistinguono il modello reale della coppia Compagno Immaginario-Bambino.
Emerge come il Compagno Immaginario, versione ultima e più elaborata del Doppio nel bambino, frutto della capacità immaginativa del suo creatore, possa essere per quest’ultimo un ingegnosa risorsa, e come riteneva Jean Piaget una delle invenzioni più utili e brillanti della mente del bimbo. Infatti una così particolare modalità interattiva può essere in qualche modo considerata alla stessa maniera di quella che si sviluppa tra due coetanei, ognuno dei quali ancora inesperto di fronte le situazioni che gli si presentano, ma che con l’ausilio dell’altro tenta di capire la realtà; inoltre il bambino attraverso la dimensione dell’immaginario riesce a spostare il proprio punto di vista, e vedere ciò che lo circonda e le situazioni che vive, attraverso gli occhi di un Altro, il suo Compagno Immaginario.
Si forma così una diade tra il bambino e un individuo affidabile e ben definito, il quale si insedia nell’universo del bambino tanto da diventarne parte integrante ma al tempo stesso in grado di scomparire quando il bambino non riterrà più necessaria la sua presenza.
Il bambino, infatti, è consapevole che il Compagno Immaginario è un invenzione, una realtà fittizia, della quale però preferisce non parlare a familiari ed amici, per non incorrere in proibizioni o in imbarazzanti fraintendimenti.
Fonte: "Il bambino e l’Altro: la creazione del compagno immaginario" – Dott.ssa Pomponi V.