Il termine “alessitimia”, derivante dal greco (a=mancanza; lexis=parola; thymos=emozione), letteralmente mancanza di parole per le emozioni, fu coniato da Sifneos (1973) per indicare una costellazione di caratteristiche cognitive ed oggettive; infatti molti pazienti affetti da disturbi psicosomatici classici presentavano una marcata difficoltà ad esprimere i propri sentimenti soggettivi, uno stile comunicativo caratterizzato da una estrema attenzione per i più piccoli dettagli degli eventi esterni e da una assenza o forte riduzione di fantasie.
- difficoltà nell’identificare i sentimenti e distinguerli dalle sensazioni corporee che si accompagnano all’attivazione emotiva;
- difficoltà nel descrivere ad altri i propri sentimenti e le sensazioni soggettive;
- processi immaginativi limitati, povertà di fantasie;
- stile cognitivo legato allo stimolo, e orientato all’esterno.
- oscillano tra comportamento dipendente ed evitante;
- ricorrono raramente agli altri per ottenere soccorso o conforto;
- sono persone ben adattate, che hanno aderito in modo conformista alle esigenze della sociètà: danno un’impressione di “pseudo-normalità” e a volte sembrano seguire un vero e proprio manuale di istruzioni;
- raramente sono in grado di riferire i loro sogni, quando lo fanno emergono contenuti mentali arcaici espliciti, oppure vengono riprodotti banalmente avvenimenti senza le abituali operazioni oniriche di simbolizzazione, condensazione, spostamento;
- mostrano una ridotta capacità empatica: è stata trovata una scarsa accuratezza nell’individuare emozioni comunicate tramite espressioni facciali in soggetti alessitimici, e una difficoltà a riconoscere le emozioni veicolate da frasi che descrivevano una situazione senza nominare specificamente alcuna emozione;
- lamentano in genere sintomi somatici, più che problemi psicologici;
- il loro stile maladattivo di regolazione delle emozioni può esprimersi nell’azione: in situazioni di stress invece che avvertire il disagio sul piano psicologico, i soggetti alessitimici tendono a ricorrere a dei comportamenti inadeguati, assumendo alcool, cibo in eccesso, droghe, farmaci, oppure accusando disturbi fisici dovuti a un’instabilità del sistema nervoso autonomo; in pazienti psichiatrici l’alessitimia è stata correlata positivamente con il binge eating e lo sviluppare cefalea, negativamente con comportamenti più adattivi come rivolgersi a una persona cara per cercare di capire i propri problemi;
- presentano una disforia cronica, possono avvertire sensazioni emotive di nervosismo irritabilità, noia, tristezza, o manifestare accessi di pianto, collera, rabbia.
L’alessitimia, quindi, deve essere considerata un tratto stabile di personalità che interagisce con gli eventi stressanti predisponendo in modo aspecifico verso la somatizzazione e lo sviluppo di malattie.
All’altro estremo le forme meno patologiche con l’alessitimia e l’inibizione. Quest’ultima rappresenta un controllo nell’espressione delle emozioni, collegabile ad una conflittualità spesso inconsapevole. La sequenza ipotizzata è: anaffettività, anedonia, alessitimia, inibizione. Mentre anaffettività e anedonia si associano a scarse o nulle capacità relazionali, alessitimia e inibizione si manifestano prevalentemente proprio nel contesto relazionale.
Bibliografia
• Solano L., Tra mente e Corpo, 2001 Raffaelo Cortina Editore, Milano
• Journal of Psychosomatic Research, N°1, 1999
• Journal of Psychosomatic Research, N°41,1996
• Taylor G J, Bagby R M, Parker J D A, I disturbi della regolazione affettiva, 2000 Giovanni Fioriti Editore, Roma
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