La comunicazione,  per verificarsi necessita che si instauri una relazione tra i membri. Nella coppia è possibile individuare le dinamiche relazionali caratteristiche di ogni tipo di comunicazione.

In quanto sistema, che si origina prima della famiglia, interessanti sono le dinamiche di coppia ed il tipo di relazione che si instaura. Come per le famiglie anche per la coppia è possibile individuare diversi tipi, anche se una classificazione stretta è piuttosto difficile. Una prima classificazione tiene in considerazione la storia della coppia (Gulotta, 1979):
– Il matrimonio A: inizia con una certa distanza tra i partner, può essere un matrimonio di interesse o voluto dai genitori, che si è evoluto con lentezza e che ha trovato poi un vincolo comune come la nascita di un figlio o il lavorare insieme.
– Il matrimonio H: la situazione iniziale è la medesima del precedente, ma il vincolo comune non riesce ad avvicinare i coniugi, che al contrario rimangono uniti solamente grazie all’esistenza di questo vincolo, il figlio, ma le loro vite sono sempre parallele.
– Il matrimonio O: quando i coniugi si rincorrono senza mai raggiungersi, girando continuamente a vuoto.
– Il matrimonio S: i coniugi cercano un buon adattamento e raramente riescono alla fine a avere una situazione migliore della partenza.
– Il matrimonio V: quando si inizia bene ma si procede peggiorando, se inizialmente la coppia è unita progressivamente le vite si allontanano.
– Il matrimonio Y: l’inizio buono dura a lungo ma si finisce sempre con il peggioramento.
– Il matrimonio X: il periodo iniziale è come quello del matrimoni A, ma poi i coniugi prendono laloro strada.
– Il matrimonio I: tutto procede bene dall’inizio alla fine.
Un altro tipo di classificazione tiene invece in considerazione la stabilità del rapporto, e il grado di soddisfazione dei coniugi. Ci saranno così diverse combinazioni, quali:
Stabile-insoddisfacente. Nel quale nonostante pur essendoci un’insoddisfazione profonda, i coniugi sembrano non accorgersene, il che aumenta la stabilità di questo stato.
Instabile-insoddisfacente: i coniugi pur riconoscendo il fallimento del loro rapporto non mettono in atto alcuna strategia per modificarlo, salvo che scambiarsi una serie di accuse che provocano una risposta ostile e che aumentano il grado di incompatibilità. Spesso ciò che tiene unita questa coppia è il desiderio di essere ripagati in un prossimo futuro dalle frustrazioni subite nel passato, il che aumenta l’insoddisfazione.
Instabile-soddisfacente: l’instabilità è determinata dalle liti frequenti per questioni specifiche e generali; soddisfacente perché nonostante questi litigi continui, ciascuno dei coniugi non è antagonista all’altro, ma alleato, un compagno di esperienze comuni.
Stabile-soddisfacente: la forma più comune tra persone sposate da molti anni, che non hanno più la responsabilità di allevare i figli. Riescono a raggiungere una situazione di mancanza di competitività, i messaggi sono chiari, congrui e perfettamente compresi, si tende alla collaborazione reciproca. I coniugi vivono il rapporto come volontario, nato da un desiderio reciproco.
Il desiderio di stare insieme può però diminuire nel corso del tempo dal momento che il matrimonio prevede una convivenza quotidiana, ed uno dei due partner può essere indotto a lasciarsi andare, così mentre durante il fidanzamento l’uomo ricopre la donna di attenzioni, regali, inseguito trova inutili dei comportamenti prima considerati necessari, il che frusta la moglie e rende il marito sempre meno interessato a lei. Si entra in un circolo vizioso, che intacca l’equilibrio del sistema, quello che la teoria dei sistemi definisce omeostasi, si altera cioè la capacità di mantenere costante le condotte dei membri del sistema. I comportamenti familiari, e di coppia, in una situazione di omeostasi, tendono a mantenere lo status quo, cercando di evitare ogni cambiamento, sabotandolo.
La soluzione potrebbe essere rintracciata nel dialogo, nel confronto tra coniugi, nella necessità reciproca di trovare ed attuare delle strategie atte a comprendere, affrontare e risolvere il problema. Si potrebbe pensare attraverso il dialogo di ristrutturare il sistema relazionale fino a quel momento adottato, pensare di passare da un tipo di relazione complementare, in cui il marito è il detentore delle decisioni e del potere economico – familiare, ad un sistema di simmetria in cui le scelte e le decisioni risultino il frutto dell’interazione dei coniugi. Bisogna infatti considerare che il matrimonio non è il risultato della semplice somma degli individui che lo compongono, ma la coppia è formata da tre elementi: l’Io, il Tu e il Noi. Nel matrimonio, visto come sistema, i coniugi sono gli oggetti, le loro caratteristiche personali sono gli attributi e le relazioni, amore, interessi economici, sono ciò che rendono unito il sistema. Si può quindi avere un atteggiamento collaborativo, nel quale si uniscono le forze per attuare un matrimonio e una politica comune; oppure individualista, dove si disperdono le energie a scapito del Noi per tutelare la propria individualità e abitudini. All’interno di un matrimonio, per valutare la situazione interpersonale, bisogna sempre considerare le reazioni del marito al comportamento della moglie, ma anche come queste influenzeranno il successivo comportamento della moglie e così via.
È una relazione del tipo: MARITO à MOGLIE
Oltre i concetti di causa ed effetto, anche quello di responsabilità individuale va riveduto, proprio perché il comportamento di ciascun coniuge è determinato dall’altro, che a sua volta è determinato da quello del primo. In tale situazione non è possibile stabilire quale dei due comportamenti sia causa dell’altro, poiché ciascuno dei due determina ed è determinato dall’altro. Inoltre bisogna tenere in considerazione che la famiglia e quindi la coppia, non è completamente isolata ed autosufficiente ma ha bisogno di contatti con la società; a questo proposito possiamo distinguere un sistema coniugale chiuso ed uno aperto. Il primo si presenta quando il matrimonio oltre ad essere poco flessibili ai mutamenti esterni, le regole che lo governano sono rigide e imposte in modo autoritario da chi detiene il potere. Il comportamento viene giudicato secondo i parametri del giusto e dello sbagliato; il marito sarà così insensibile ai mutamenti sociali del ruolo di donna e continuerà a comportarsi in casa come un re imponendo alla moglie, che come lui ha un lavoro fuori casa, di essere la sua schiava; Nel sistema coniugale aperto i coniugi si comportano a seconda delle richieste che le circostanze variabili, per necessità, impongono. Così il marito potrà aiutare la moglie nelle faccende domestiche, generando delle trattative tra coniugi, che sfoceranno in compromessi rappresentanti per entrambi una parziale soddisfazione. Come tutti i rapporti personali, anche quelli tra moglie e marito possono essere simmetrici e complementari. Nel primo ogni coniuge tende ad essere uguale all’altro, o meglio a non essere da meno. Ciascuno si comporta come se volesse dire: “io conto quanto te”, o a volte “tu conti quanto me”. Ogni membro tende a dimostrare la sua volontà e il suo diritto di definire il rapporto come tra uguali, quindi critica, incoraggia e consola l’altro. Questi comportamenti tendono, per loro natura, ad essere competitivi, spesso fino ad arrivare ad un’escalation simmetrica, in cui ciascuno cerca di essere più uguale all’altro, il che nella famiglia può creare un vero e proprio scisma coniugale. Nei coniugi litigiosi questa dinamica si manifesta attraverso rimbecchi continui, perché nessuno può dire o fare qualcosa senza che l’altro rivendichi il suo diritto di dire o di fare qualcosa di più. In un rapporto di escalation simmetrica i litigi possono quindi vertere intorno a qualunque argomento, ma solitamente si riferiscono alla competenza dell’altro a discutere l’argomento in questione.
Nel rapporto complementare si instaura una differenza reciproca tra i coniugi: uno è quello che sta al di sopra, in una posizione Up, nella posizione di colui che dirige, consiglia e critica, l’altro, che sta in una posizione al di sotto Down, è colui che chiede, obbedisce, accettando la definizione che l’altro pone del loro rapporto come complementare. Quello che si trova in posizione down, solitamente è il coniuge più coinvolto emozionalmente e che per cui ha minor potere contrattuale. Così come si può giungere ad un’escalation simmetrica, così un rapporto complementare può diventare rigido, cioè quello che sta al di sopra soffoca la personalità dell’altro tenendolo in una condizione di dipendenza emotiva o intellettuale. Nonostante una divisione così marcata nessun rapporto, coniugale, familiare ed interpersonale, è soltanto simmetrico o complementare, anche se vi è sempre una dominanza dell’uno o dell’altro tipo, ma è attraverso le strategie di comunicazione (l’utilizzo di una serie di richieste, comandi, suggerimenti e istruzioni, verbali e non verbali, implicite ed esplicite, all’altra persona che servono a definire il rapporto) che i coniugi definiscono la situazione in ogni momento del loro rapporto.
 
 
Fonte: QUALE Psicologia, 2006, 28, Tratto da “Comunicazione in famiglia”, Verrastro V., Ferrigno D.
 
Gulotta, G., 1979, Commedie e drammi nel matrimonio, Milano, Feltrinelli.
Scabini, E., Greco, O., 1999, La crisi della coppia. Una prospettiva sistemico-relazionale, Milano, Cortina.